TRAVERSATA DEL MASSICCIO DEL SAREK – DALLA SVEZIA ALLA NORVEGIA
Quando si parte per una nuova avventura si è sempre emozionati, soprattutto se la nostra meta non è un terreno conosciuto e di cui si hanno grandi notizie. Ero stato a fare sci alpinismo tra i fiordi norvegesi a bordo di una barca a vela, ma la Svezia mi mancava. Inoltre, questa volta sarebbe stato comunque diverso: saremmo partiti, i miei clienti ed io, per un viaggio di 15 giorni in totale autonomia.
Un gruppo ben assortito il nostro, composto da Eric, Dominique, Danielle e René, ed io: un bel mix di nazionalità italo franco canadese, e di età tra i 35 e i 70 anni!!! Il 16 marzo dunque si parte. Io incontrerò i miei clienti solo a Stoccolma in aeroporto: metodo di riconoscimento i giga bagagli. Il viaggio di andata prosegue per il meglio e arriviamo finalmente a Gallivare, cittadina dell’estremo nord della Svezia. Nei giorni seguenti facciamo gli ultimi acquisti, verifichiamo il materiale e razioniamo il cibo per quando saremo tra i monti. Là saremo soli, se manca il cibo son problemi. Una breve trasferta in autobus ci porta a Saltoluokta, o meglio… in un posto sperduto in mezzo alle lande svedesi dove l’autista ci deposita a bordo strada in un posto X. Solo dopo capiamo che si accede al rifugio di Salto solo con le motoslitte. Arriviamo infine a questo bellissimo chalet di legno costruito nel mezzo di un bosco di betulle, dotato di ogni confort. I giorni a venire rimpiangeremo di aver abbandonato il calore del suo camino e della sauna vista lago?!
Pronti via si parte: ancora un breve tratto in motoslitta ci conduce all’ingresso del parco nazionale e poi via con le nostre gambe! Christer e sua moglie sono due giga svedesi molto esperti nel condurre questi mezzi fuori pista. Dopo circa una mezz’ora scolliniamo in una valle laterale e ci apprestiamo a percorrere un lago ghiacciato, ahimè spazzato dal vento. La poca neve rimasta e le raffiche fortissime impediscono alle motoslitte di progredire, una delle due comincia addirittura a roteare! Fermo tutti e dico al conducente di rientrare alla base che avremmo ritentato il giorno seguente. Lui mi propone un’alternativa: aggirare la dorsale da sud e arrivare all’ingresso del parco per altra via, che probabilmente sarebbe stata più riparata. Mi fido del suo consiglio, come ho detto mi sembrava persona esperta e sopratutto local. Li ringrazio entrambi ancora oggi per la loro professionalità e competenza. Dopo i saluti di rito ci lasciano soli. E questa volta capiamo bene il significato della parola “soli”. Chilometri di lande a 360 gradi di cui non vediamo la fine, neve, montagne in lontananza di cui non comprendiamo le altezze, vento che solleva i fiocchi duri come aghi sulle nostre facce, e noi. Guardo la cartina, guardo il gps, indossiamo gli imbraghi e agganciamo le slitte: “alé, c’est par ici” (alé, per di qua) le mie uniche parole per rompere gli indugi. Il tempo sembra mantenersi bello, in effetti in questa zona sembra essere più riparato. Sembra appunto.
Abbiamo solo cartine 1:100.000 della zona, e faccio onestamente un pò fatica a rendermi conto delle distanze. So che indicativamente percorreremo 15-20 km al giorno, ma difficile collocare quella distanza all’orizzonte. Il posto è magico, vediamo gruppi di renne allo stato brado cercare cibo tra la neve. La regione è caratterizzata da grandi superfici acquose: laghi, fiumi, paludi… il tutto d’inverno gela ed è possibile percorrerli camminandovi sopra. D’estate molte di queste aree sono inaccessibili. Siamo quindi fortunati. Ci rendiamo presto conto però che il clima è capriccioso. Le ore di tregua sono davvero poche tra una tempesta e l’altra. Fortuna che siamo partiti presto, arriviamo giusto in tempo a montare il campo successivo che le nuvole gonfiano e il vento comincia a sferzare colpi con tutta la sua forza. Abbiamo 3 tende. I miei clienti dormono 2 a 2, io sono da solo nella mia tana per avere un pò di privacy e staccare il cervello poche ore al giorno. Poi la sera ci riuniamo tutti e 5 in una tenda per mangiare. Sempre complicato gestire i fornelli in mezzo alle intemperie, ma facciamo di necessità virtù. Purtroppo i giorni si susseguono all’insegna della “corsa per la salvezza”, cercando di non perder tempo per arrivare al campo successivo prima del cataclisma, alzandosi 2-3 volte a notte a palare neve nella tormenta per evitare che gli accumuli schiaccino la tenda, e ad assicurarsi che tutti stiano bene. Abbiamo avuto solo una piccola finestra di qualche ora per poter portare a termine una bella gita di sci alpinismo nel cuore del Sarek. Per il resto, grande esercizio di navigazione gps e con bussola tirando le slitte. Un vero peccato perché ci sarebbero delle bellissime montagne da salire e scendere con gli sci.
Il nostro obbiettivo iniziale di traversare fino ai fiordi norvegesi rimarrà solo un sogno: dopo tre giorni bloccati in tenda nella tempesta non abbiamo abbastanza giorni per terminare la traversata e siamo costretti ad uscire prima, ancora su territorio svedese. Abbiamo percorso circa 80 km. Contenti a nostro malincuore di essere usciti dal girone infernale, ci sediamo sull’autobus a scaldarci gli animi in direzione di Bodo, in Norvegia, da dove è previsto il nostro rientro. Molte altre avventure/disavventure ci aspettano durante questo viaggio, ma ora lascio il posto alle fotografie per mostrare la particolarità del posto. Rientriamo infine tutti a casa sani e salvi e ora ci rimangono impressi i momenti più belli. Non è stato purtroppo il viaggio più bello per nessuno di noi…ma certamente uno dei più avventurosi! Ci rivedremo Svezia?!
Si ringraziano gli sponsor: Scarpa, Climbing Technology, Millet, Baroli Sport Villeneuve