Tequila Stuntman M7 WI6+

13 Gennaio 2014

La prima volta che andai a mettere il naso nel bacino dell’Argentiere fu con Giampiero, ormai un pò di anni fa. Ma caso vuole che fosse proprio in occasione della nostra salita a Nuit Blanche. Ricordo che titubanti ci avvicinammo al bordo del precipizio e gettammo le corde per scendere in doppia. Eh si perché li prima ci si cala e poi si scala… e se non si sale son bei cazzi Giampiero mi guardò con aria interrogativa e mi chiese: ma è normale che non vedo più le corde???!!! Dicamo che calarsi da Nuit Blanche fa sempre un certo effetto… la prima doppia è nel vuoto per 40 metri e si arriva al pelo a toccare il terrazzo per la seconda… In quell’occasione mi ricordo che, oltre a trovare eterno sui tiri, notai incuriosito dei cordini e dei chiodi qualche metro a sinistra, proprio dietro a delle stalattiti penzolanti. Era Tequila Stuntman, una via di misto moderno, tutta da proteggere a friends e nuts, dalla linea tanto impressionante quanto attraente, e mai più avrei pensato di percorrerla un giorno.

Fabio Elli è venuto a trovarci durante il week end della Befana. Il primo giorno, col Gian lo portiamo al B&B a vedere ciò che è nato intorno ad “azione indecente” che lui salì insieme a Farina nel 2004. Il giorno seguente cogliamo l’occasione del “non ancora troppo caldo” per andare a buttare il naso a Tequila. Anche questa era un pò che la marcavamo stretta col Gian. Ma l’idea ci è venuta sopratutto per confrontarci con i gradi stranieri e con i loro standard, per capire se al B&B avevamo gradato in modo corretto. Diciamo che su Tequila l’ambiente è un tantino diverso, dovendosi proteggere con protezioni veloci. Ma il grado tecnico è ben sempre lo stesso.

Come dicevo ci caliamo fino alla base e intanto ci facciamo un’idea di ciò a cui andiamo incontro Il secondo tiro sembra in condizioni corrette. Il primo sembra patire già molto del caldo, e sembra mancare ghiaccio nei primi 10 m.  Arrivo per primo alla base e trovo un’abalakov su roccia con un cordino che segna l’inizio della via e fa da punto di sosta. Arriva Fabio che mi guarda un pò perplesso, ma non dice molto. Arriva il Gian, con il quale eravamo d’accordo che lui avrebbe fatto il primo tiro se c’era oppure quello di Nuit Blanche, per poi lasciare a me il tiro superiore  “più conosciuto e percorso”. Si guarda intorno, si comincia a legare. Faccio per passargli i friends e mi dice “tienili tu quelli tanto di là non mi servono”… Lo guardo, mi guarda, guardiamo verso l’alto… e gli faccio ” …non vorrai mica salire il primo tiro di Nuit? …almeno proviamoci”. Allora: in realtà il primo tiro di Tequila, dalle poche info che abbiamo, dovrebbe salire un sitema si “rampe” ghiacciate verticali che aggirano lo strapiobo di roccia, per poi ricongiungersi con il canaletto ripido e ghiacciato superiore del tiro. Ma chiaramente mancavano questi primi 10-12 m di ghiaccio. Si intuiva però un sistema di fessure marce e fessurini esili per i quali salire e proteggersi… ma dall’aspetto decisamente ingaggioso. Dopo lo scambio di sguardi, Gian si slega e mi passa le corde dicendo “ah bon ok vai pure “. Che tradotto sta per ” col cazzo che salgo su di li… se vuoi lanciati tu”!  …e non era scontato che fosse un lancio verso l’alto e non verso il basso ahhhhhhhhhh!

Salgo i primi metri davvero delicati. Le protezioni non son certo bomb-proof, anzi… Arrivo al crux, i movimenti mi vengono subito, salgo la pancia e ho i ramponi sul nulla e le picozze incastrate per un paio di millimetri in un fessurino sottile. Ma il problema non era tanto quello, ma invece la proteggibilità del passo successivo. La fessura a destra è marcia e non riesco subito ad incastrare il N.2 a dovere e perdo tempo ed energie. Faccio dietro front e salticchio su un microfriend “00”… che tiene! ufff!!! Ci riprovo e questa volta mi va meglio, il friend lo incastro bene ma la fessura si sfalda e non mi dà certo sicurezza. Tento i movimenti ugualmente e mi proteggo meglio. Ho ancora un ribaltamento difficile e non vicino alla protezione. Lo concateno e mi incastro in un canaletto off width per riposarmi. Ma non riesco ancora a proteggere bene. Mi concentro e gestisco calma ed energie. Il terreno è un pelo più facile e proseguo. Ora c’è ghiaccio… che si smonta per il caldo ma c’è. Con calma arrivo in cima e costruisco una sosta tra ghiaccio e chiodo da roccia. Disdegno un vecchio spit arrugginito e marcio. Mentre Fabio, quando arriva in sosta e lo vede, fa che collegarlo subito!! I soci mi raggiungono. E uno è fatto! Il tiro successivo è quello delle poche foto o video che si trovano sul Web. Le fessure e le protezioni sono o sembrano più nette ed affidabili. Ma dalla sosta non si capisce quanto strapiomba. Da lì a un attimo lo capisco subito I primi metri si salgono “agevolmente”, poi come cerco di ancorare del ghiaccio sopra ad un tetto, si smonta e me lo tiro in faccia. AHI AHI AHI!. Scendo un paio di metrie provo a trovare un’altra via. Mi sposto a sinistra e vado ad ancorare l’esile stalattite che scende dall’alto. L’ultima protezione è un nut qualche metro a destra. Salgo la colonnetta e mi ribalto sul terrazzino… finalmente scarico un pelo le braccia. Son demolito. I giorni precedenti di arrampicata e il primo tiro mi hanno distrutto. La ripartenza è davvero difficile perche il ghiaccio ostruisce le fessurine dove normalmente si incastrano le picche. Strapiomba sempre di più cavolo, fino a prendere la medusa che costeggia la stalattite. E’ fatta! sono nel canale superiore dove mi aspettano ancora una ventina di metri di ghiaccio verticale a balze. Poco dopo siamo tutti in cima, sul pianoro, demoliti ma contenti. E meno male che non ce n’era un terzo di tiro se no ci toccava affittare 3 paia di braccia!!!!

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