Cogne Ice Opening – conferenza pubblica 12 dicembre

5 Dicembre 2014

Vorrei divulgare la mia personale opinione in merito ai quesiti proposti da chi ha organizzato la conferenza, in quanto non mi sarà possibile essere presente in tale data. Come professionista e amatore, tengo a far sentire la mia voce a riguardo, e a precisare il mio apprezzamento verso gli organizzatori per aver voluto portare la comunità “ghiacciatrice” ad un confronto, prima di una qualsiasi azione personale che avrebbe certamente portato malumori e situazioni spiacevoli.

I quesiti proposti:

1) servono soste spittate sulle cascate?

2) dovremmo sostituire l’attrezzatura presente sulle vie di misto storiche già esistenti? Si riscontra poco interesse da parte degli apritori di rinnovare.

3) serve un codice di comportamento per gli ice-climbers che visitano la valle?

4) le Guide hanno la priorità sulle vie?

5) servono i pannelli indicatori per segnalare le linee di salita? i pannelli danno la falsa impressione agli ice climbers che Valeille e Valnontey siano un grande parco di divertimento.

6) come può cogne far fronte alla grande frequentazione da parte di ghiacciatori?

Punti 1 e 5: Servono soste spittate sulle cascate e pannelli indicatori? Penso che non esista una risposta giusta o sbagliata per questa domanda così come non esiste per lo stesso quesito rivolto alla spittatura delle vie in montagna. Penso però che un’attenta valutazione del micro-cosmo di Cogne possa portare il ragionamento verso una valutazione equilibrata. Parlo di micro cosmo perché per fortuna il dibattito è limitato a quest’area, il che ne semplifica lo sviluppo di pensiero e di decisione. Comincerei chiedendomi cos’è Cogne oggi, cosa rappresenta, e che cosa vuole offrire al pubblico. Cogne è una comunità montana all’interno di un parco nazionale che si propone al pubblico come sito dalle forti ed indiscutibili attrattive turistiche sotto il profilo ambientale, che ne incarna la sua ricchezza. Tra tutte le attività che si possono svolgere in questa valle meravigliosa ci sono lo sci di fondo, l’escursionismo, lo sci alpinismo, lo sci di pista, le racchette da neve, e anche l’arrampicata su ghiaccio. Tutte queste attività, tutta la gente che è attratta e si avvicina a Cogne, fanno si che Cogne viva. Cos’è cambiato negli ultimi 20-30 anni? Tutto, e non solo in questa valle. Le queste attività che Cogne propone sono attività che sono evolute e che tutte le comunità hanno contribuito a sviluppare e ad adattare al loro territorio e alle loro necessità turistiche. Lo sci da fondo esiste da una vita, col tempo sono nate le piste di diverso colore, di diverso nome, di diversa difficoltà, sono state messe delle paline indicatrici, delle regole di sicurezza, dei limiti da rispettare. La stessa cosa vale per le racchette da neve: i percorsi indicati e i tracciati battuti non fanno altro che direzionare il turista e regolamentarne il transito, spesso a suo vantaggio di sicurezza. Una volta non c’erano i cartelli indicatori dei sentieri, poi con lo sviluppo dell’escursionismo come attività di massa le comunità sono state al passo coi tempi e hanno indicato i percorsi e manutenuto i sentieri per adattare l’attività allo sviluppo che ne seguiva. Ora, dire che le paline indicatrici delle cascate diano l’impressione alla gente di essere in un parco dei divertimenti mi sembra davvero esagerato. Non sono 4 paline che rendono le cascate più facili o meno pericolose. Al contrario, a mio parere, è una buona trovata per rendere il luogo più internazionale e più accogliente, e tutto sommato a me, se non fossi local, darebbe l’impressione di un comune attento al “suo” turista e alle attività praticate sul suo territorio, non certo l’impressione di un luna park. Veniamo ora gli spit sulle colate. Bisogna nuovamente distinguere se si parla in assoluto o relativamente alla comunità di Cogne. Ancora una volta non esiste un giusto e un sbagliato, esiste il saper ponderare e valutare tutto ciò che ruota intorno ad una decisione. E’ un dato di fatto che quasi tutte le 200 cascate della valle di Cogne abbiano le soste a spit. Chi le ha messe e chi da deciso di metterle? La comunità cognense ancora una volta ha visto lungo rispetto al futuro sviluppo dell’attività ghiacciatoria nella sua valle, e ha deciso di rendere più sicuro l’approccio alle cascate e la frequentazione delle stesse. Parte di questa decisione ( e di messa opera) è stata avvallata e realizzata oltre che dalle Guide Alpine locali da una grande parte della comunità di professionisti che con l’attività del ghiaccio lavorano ogni inverno, e che per lavoro si trovano in situazioni di rischio quotidianamente. Mi pare ragionevole che il professionista cerchi di crearsi delle condizioni lavorative accettabili, sia ben chiaro, apprezzate anche dal cliente che lo paga per salvaguardare la sua sicurezza durante un’uscita (…senza poi contare tutti coloro che predicano etica e poi agli spit si attaccano regolarmente!!!). Ricollochiamo il discorso a Cogne. Cogne è indiscutibilmente ed internazionalmente riconosciuto come uno dei centri dell’arrampicata su ghiaccio mondiale, e l’alta frequentazione delle colate, ad oggi, è inevitabile. Da professionista ed amatore, mi sento di affermare con una certa sicurezza che su un’attività come la cascata di ghiaccio, dove la progressione lungo le colate è vincolata alle proprie capacità, energie ed esperienze, la presenza di soste a spit non incide in modo sensibile sulla frequentazione delle stesse da parte di persone inadatte tecnicamente. Detto in parole semplici una sosta a spit su una cascata non riduce le difficoltà della stessa attirando inesperti, ma garantisce una maggior sicurezza della/e cordata/e. Alla presenza di spit in sosta consegue un sovraffollamento delle colate e una situazione di rischio, legati ad una falsa sensazione di sicurezza? Forse sì. Quindi l’errore è umano, non dello spit. Conseguentemente, sarebbe opportuno focalizzare l’attenzione e spendere energie nella formazione alla disciplina e nella corretta divulgazione di informazioni perché questa attività venga praticata in sicurezza, piuttosto che nello schiodare 200 cascate di ghiaccio… con quale risultato poi? perdita economica di una comunità basata sul turismo e certamente maggiori incidenti e situazioni rocambolesche.

Punto 2) Dovremmo sostituire l’attrezzatura sulle vie di misto storiche o meno che siano in modo da renderle fruibili? E’ un problema più che attuale e che non riguarda solo la valle di Cogne. Ci sono vie che hanno fatto la storia dell’arrampicata su ghiaccio e misto che oggi non sono fruibili per la vecchia e pericolosa attrezzatura presente sui tiri, ed è vero che i primi salitori sono spesso indifferenti all’argomento. Secondo me si, sarebbe bello poter usufruire di questo patrimonio che chi ci ha preceduto ci ha lasciato. In quei siti che ad oggi sarebbero considerati delle “palestre” per il dry bisognerebbe forse attrezzarli come tali, rendendoli fruibili, e lasciando in loco la vecchia attrezzatura per conservare la memoria storica; Invece, su quelle vie in ambiente, propriamente dette, come può essere per esempio Twin Peaks, sarebbe opportuno sostituire i vecchi spit arrugginiti e piantati a mano con dell’attrezzatura nuova, e sostituire i vecchi chiodi, a seconda dei casi, con chiodi nuovi o con spit, rispettando al massimo la chiodatura originale, ma riducendo ragionevolmente il rischio di conseguenze drammatiche in caso di caduta.

Punto 3) Serve un codice di comportamento? Si, ma nulla di diverso dal buonsenso comune che dovrebbe essere in ognuno di noi. Purtroppo questo non si acquisisce dando delle regole ferree, ma da piccoli a casa con una buona educazione.

Punto 4) Le Guide Alpine hanno priorità sulle vie? So che mi tirerò le ire di tanti colleghi, ma no, non penso che le guide abbiano priorità sulle vie. Io sono per il buonsenso, la prima cordata ha la priorità, poi se le cordate che seguono sono più veloci, e attenti, è buon gusto lasciarli passare nel limite del ragionevole e della sicurezza, che sia io in veste di guida o di amatore.

Punto 6) Cosa può fare Cogne per far fronte al sovraffollamento? Sicuramente investire in un ice park e strutture analoghe può essere un apporto interessante alla comunità cognense, ma non sarebbe certo quello una soluzione ultima al sovraffollamento. Non penso che ci sia una soluzione al problema, se non promuovendo e sviluppando altre zone della Valle che meritano altrettante attenzioni. Per tirar le somme, i tempi cambiano e con loro le attrezzature, le abitudini, le considerazioni, le situazioni, e come succede in ogni epoca bisogna stare al passo coi tempi. Fino alla fine degli anni’80 la Rocca Sbarua era il terreno “ingaggiato” di media montagna dove gli alpinisti di punta del momento come Motti, Grassi, Cinquetti, Manera, ecc… si allenavano per poi salire in montagna. Oggi la Rocca Sbarua è una falesia pluritiri che offre la possibilità alla massa di praticare l’arrampicata plaisir. Cogne, ad oggi, è una località dove si può praticare l’arrampicata su ghiaccio “plaisir” su ogni difficoltà. Non è più il posto che frequentava Giancarlo Grassi negli anni ’80 quando veniva ad aprire vie nuove, dove anche la salita a Patry era un’esplorazione e un ingaggio. I tempi son cambiati e così i luoghi. Quel che si può fare, è pensare a come vorremmo il futuro, e d’ora in poi cercare di costruircelo come vorremmo che fosse, e ben pensando al perché delle cose. Questo percorso non può che essere lento e a livello comunitario, confrontandosi con gli altri Paesi, facendo esperienze al di fuori del nostro piccolo entourage di amicizie e compagnie, mettendosi in gioco. Non si progredisce cancellando lo stato del presente, ma bensì pensando ed investendo al futuro. Il terreno vergine per gettare le basi c’è, basta un po’ di iniziativa personale senza seguire a testa bassa i blog, i post, e la massa. In relazione a questi ultimi, che spesso divulgano “informazioni-spazzatura” riportanti solo orari e ringraziamenti, e poco o nulla di ciò che può essere utile, quel che ripeto tutti dovremmo fare, è investire nella nella corretta informazione e formazione perché quest’attività venga praticata in sicurezza, secondo le regole che l’attività stessa ci impone e non quelle scritte da qualcuno, nel rispetto del prossimo, e risvegliando un po’ di passione e personalità perché rimanga qualcosa di speciale, sia questa fatta con soste a spit o su un’abalakov. C’è posto per tutti e perché tutti possano divertirsi.

Enrico Bonino Guida Alpina e Maestro di Alpinismo

Disclaimer

Tutto ciò che è riportato in questo sito, inclusi gli allegati è mirato alla divulgazione di informazioni utili e affidabili per affrontare salite, scalate, gite di sci alpinismo e fuoripista, cascate e tutto ciò che ci offre la montagna nella maggior sicurezza possibile, perché ogni alpinista e amante della montagna possa partire per un’avventura con una corretta preparazione preventiva. Noi rimaniamo sempre a vostra disposizione per ulteriori chiarimenti e consigli, ma non possiamo agire per voi e spesso non saremo presenti durante le vostre gite.

Pertanto, rimarrà vostro compito e responsabilità valutare le condizioni della montagna sul momento, che possono cambiare in modo repentino secondo gli agenti atmosferici.
Dovrete quindi saper valutare con la vostra esperienza e capacità il terreno che vi circonda, e prendere le decisioni necessarie per il corretto svolgimento della salita nel momento stesso in cui sarete in montagna.

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