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Pilier d'Angle - Via Bouchard/Boivin-Vallencant - Enrico Bonino

Pilier d’Angle – Via Bouchard/Boivin-Vallencant

18 September 2014

La parete N del Pilier d’Angle era davvero l’ultima delle salite che avevo in mente di fare a breve. I ricordi del 2007 quando salii la combinazione Cecchinel/Boivin, della traversata sotto i seracchi,  e della nostra permanenza per una buona mezz’ora sotto il tiro dei “giganti” cercando di districarci tra i dedali strapiombanti della terminale,  non mi davano certo lo stimolo per ritornarci. E in vece, così per caso, mi son nuovamente trovato li, sul ghiacciaio della Brenva del Monte Bianco…

Come è stato ampiamente mediatizzato la parete N delle Grandes Jorasses è stata presa d’assalto per le condizioni eccezionali che si sono presentate dopo un’estate all’insegna delle precipitazioni. Quella parete è il sogno di qualsiasi alpinista, bravo o meno bravo. E’ un momumento alla storia dell’ alpinismo, e con quella storia e quel sogno ci sono cresciute generazioni di appassionati. Uno tra la mischia è Max, si il “solito” Max, uno dei pochi che conosco le cui energie sorpassano i sogni!!! Era quasi un anno che non facevamo nulla insieme, ma con un paio di sms è già tutto definito… tranne l’obbiettivo preciso. L’idea di andarmi a cacciare in mezzo alla folla, sulla parete N delle Grandes Jorasses non mi entusiasmava davvero. Eppure, chiunque sarebbe stato eletrizzato dall’idea di andarci!!! Condizioni ottime, tante vie in condizini… non era neanche da chiederselo. E invece mi pongo sempre molte domande, e di fare le cose “perché devo farle” (lavoro) proprio non mi va, neanche se si tratta delle Grandes Jorasses.

Durante il viaggio in macchina sono silenzioso e pensieroso: l’ingaggio non è un problema, la difficoltà neanche, salire “la nord” con un cliente non mi preoccupa…cosa c’è che non va?! Manca la motivazione. Mi turba l’ambiente, l’atmosfera che respiro non ancora varcato il confine. Condividere quell’esperienza con cosi tanti alpinisti per lo più improvvisati, veder sminuire in modo così palese una parete leggendaria, e dover avere l’ansia all’1 del mattino di dover correre per essere il primo, proprio non ne avevo voglia, mi dava tristezza più che gioia.

Mentre ci avviciniamo al Monte Bianco, in zona Courmayeur, comincio a guardarmi intorno, a rimuginare, a far girare sempre più forte le rotelle che ho in testa, che stanno ormai quasi fondendo nell’inconscio intento di trovare un’alternativa, di trovare un posto dove assaporare un minimo di alpinismo con la A maiuscola e di poterlo condividere in solitaria armonia con il mio cliente. Senza riflettere prendo il telefono e chiamo l’amico Francesco che è spesso in zona rifugio Torino con l’occhio attento. Senza riflettere gli chiedo della Blanche, cosa ne pensasse delle condizioni e subito dopo la mia immagine mentale si sposta poco più a destra sul Pilier d’Angle. Mentre mi sente parlare Max, senza fiatare, parcheggia l’auto sul piazzale della Funivia della Val Veny, come se i nostri pensieri si fossero già incontrati, e avessero già parlato e deciso. Scendiamo dalla macchina, un breve scambio di parole per decidere che materiale portare. Poi la navetta, la funivia, il binocolo dalla terrazza del rifugio. Mezz’ora dopo eravamo sul ghiacciaio del Gigante in direzione della Fourche. Il giorno seguente, durante la traversata verso il Pilier, eravamo tranquilli, sereni, non sentivamo il peso del “gigante sospeso” sulle nostre teste, perché eravamo nel posto giusto, al momento giusto, con lo spirito giusto. Passata la terminale quasi inesistente, i primi raggi del Sole ci illuminano e ci scaldano, tutto il versante Brenva si infiamma coronando il sogno di Max e rendendo la giornata perfetta!

La salita si svolge senza intoppi, a parte il caldo torrido non previsto che ci accompagna fino in vetta al Monte Bianco. La cresta di Peuterey è davvero infinita quanto bella, salendo sembra di poter accarezzare i Piloni del Freney e i nostri occhi ne scrutano ogni centimetro quadro. L’arrivo in vetta è come sempre emozionante, sopratutto quando ci troviamo solo in 4 a condividere quel panorama meraviglioso. unica pecca: ci fermiamo al rifugio del Gouter per la notte dove veniamo spennati con 150 euro in 2 dormendo per terra, mangiando malissimo e senza fare colazione!!! Ma prima o poi gli scoppierà una bombola mentre non c’è nessuno dentro, e quella piccola grande “navicella spaziale” che è il rifugio nuovo, precipiterà inesorabilmente a valle.

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Pilier d'angle Boivin

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